“E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.”: queste poche parole di Gesù scendono sulla nostra paura che tutto andrà perso, sulla paura di non poter più vedere i nostri cari, di non poterci più parlare come prima, ma queste non sono soltanto parole per farci credere che tutto andrà bene, per darci un modo per andare avanti, per non sentire più il dolore, ma questa in realtà è la volontà di Dio non moriamo per morire, ma per vivere di nuovo. 

La paura più grande che abbiamo è perdere le persone, la paura di rimanere soli, la paura che non ci saranno più vicine, infatti molto spesso abbiamo l’usanza non cristiana di tenerli con noi in casa in delle urne dove sono contenute le ceneri, ma non ci rendiamo conto che per non perdere davvero le persone dobbiamo legarle a Cristo, è legarle a Cristo significa affidarle a Lui come il Dio della vita che ce le ha donate, perché appartengono a Lui (i regali vanno tenuti i doni vanno condivisi).

Legare a Cristo i nostri cari defunti significa dargli il posto che Dio gli ha preparato e non quello che vogliamo noi su una mensola di casa o sul nostro comodino per sentirli più vicini a noi (quando sono vicini lo stesso). Legarli a Cristo significa dare al proprio caro un posto CONSACRATO e non solo BENEDETTO, ed è per questo che esistono i cimiteri che non sono luoghi solo benedetti come può essere una casa, ma luoghi CONSACRATI e consacrare è legare a Cristo le persone per non perderle più.

Amare i nostri cari come Cristo ci ha amato è non dimenticarsi di una delle opere di misericordia corporale che è SEPPELLIRE I MORTI che non significa spargerli per il mare o accontentare le volontà del defunto per suo amore, ma di amarli dandogli il posto che gli spetta seguendo la volontà di Dio e della Sua Chiesa e non la nostra.

Ogni luogo ha una sua specificità e così il cimitero è il luogo del riposo adibito al culto dei defunti, luoghi che Dio ha preparato per dare la possibilità alla gente di vivere un ultimo atto di misericordia. Legare a Cristo i propri cari significa donargli l’opportunità del sacramento dell’Unzione degli Infermi, di cui molti spesso ignorano l’esistenza, o che per scaramanzia non chiedono perché associano alla morte definitiva della persona che amano, invece è il modo per portare a Cristo la persona che sta male perché è l’unica persona di cui ha veramente bisogno per compiere la propria Pasqua.

Infatti legare a Cristo i propri cari significa celebrarli nell’Eucarestia, nella Messa, e non solo andarli a visitare al cimitero perché prima di portarli in quel luogo consacrato, siamo passati per la Messa il primo luogo in cui li abbiamo legati a Dio per non perderli più e ritrovarli per sempre. Sono consapevole che ognuno ha i suoi tempi per vivere la morte di un proprio caro, e per questo non voglio condannare chi ha sparso le ceneri dei propri cari o chi le tiene in casa, ma da uomo, da cristiano e da sacerdote vi dico che non siamo noi a preparare il posto ai nostri cari, ma sarà Dio a farlo e la vicinanza dei nostri cari defunti non è data da una distanza fisica, ma da Cristo stesso. Pregare per i nostri cari è legarli a Cristo e se li leghiamo a Lui sono molto più vicini di quanto possiamo pensare, perché Gesù con la Sua Resurrezione riduce le distanze fisiche e non, tanto da riavvicinarci a coloro che sono ancora vivi e a coloro che sono saliti in cielo. 

Ognuno di noi nella propria vita ha vissuto l’esperienza della morte di un proprio caro, che inevitabilmente ci ha segnati, e portiamo con noi i segni più o meno visibili di questa esperienza che ci ha fatto soffrire. Sperimentando il dolore di chi non ha potuto accompagnare i propri cari fino alla morte, per motivi di covid, ci siamo resi conto, nonostante la difficoltà di accompagnare negli ultimi momenti della loro vita i nostri cari, quanto siano importanti quei momenti e quanto sia una GRAZIA viverli per poter accompagnare come Maria e Giovanni i nostri cari, come CRISTO ai piedi della Sua CROCE.

Proprio per questo, abbiamo voluto quest’anno aprire alla pastorale escatologica, creando un gruppo di persone che possano prima del funerale fare, se la famiglia del defunto lo desidera, una preghiera a casa della famiglia che ha subito il lutto, per portare la vicinanza di Cristo e della Sua Chiesa, per dire che la vita non finisce lì ma c’è una strada che porta verso il Cielo ed è quella dell’Eucarestia e della Resurrezione di CRISTO, come ci ricorda il Beato Carlo Acutis.

Fare memoria in Cristo dei nostri cari oggi, e non solo oggi, non deve essere un modo per andare avanti, per sentire meno il dolore perché passano gli anni ma il dolore con cui ti confronti è sempre lo stesso e Gesù non viene a distrarti dal tuo dolore, ma viene per consolarti, per attraversarlo insieme a te asciugando le lacrime con lo stesso velo con cui la Veronica ha asciugato il suo volto. Questo giorno non è 

solo l’opportunità di celebrare, pregare e quindi di visitare i nostri cari, ma la grande occasione di affrontare in Cristo e con Cristo le nostre piccole e grandi ferite che questa esperienza ci ha procurato. Infatti Gesù non è un modo per darci una risposta alla morte dei nostri cari, non è un modo per pensare che i nostri cari stanno bene, ma è l’unica persona che può farci attraversare il nostro dolore e la nostra sofferenza per cominciare a vivere da Risorti già in questa vita. 

In occasione dell'apertura del mese dedicato alla Madonna, oggi 1 Maggio, Don Stefano preghera' l'atto di affidamento e consacrazione di San Giovanni Paolo II. Dalle ore 11 sarà visibile sul canale Youtube della parrocchia.

PAPA FRANCESCO PREGHIERA - Papa Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta nel mercoledì della Settimana Santa. Nell'omelia, il Papa ha così commentato il Vangelo di Matteo (Mt 26, 14-25) nel quale si parla del tradimento di Giuda.

Papa Francesco, l'omelia del Vangelo di Matteo sul tradimento di Giuda attualizzandolo in questo momento di emergenza Coronavirus

"Anche oggi ci sono i Giuda, persone che tradiscono, anche i propri cari, vendendoli, per i propri interessi. Anche oggi ci sono persone che vogliono servire Dio e il denaro, sfruttatori nascosti, apparentemente impeccabili, ma fanno commercio con la gente: vendono il prossimo. Giuda ha lasciato dei discepoli, discepoli del diavolo. Giuda era attaccato al denaro: chi ama troppo i soldi, tradisce. Ma è tradito dal diavolo, che è un mal pagatore e lascia nella disperazione. E finisce per impiccarsi. Il Papa pensa ai tanti Giuda istituzionalizzati che oggi sfruttano la gente e anche ai piccoli Giuda che sono in noi: ognuno di noi ha la possibilità di tradire, per amore dei soldi o dei beni. Mercoledì Santo è chiamato anche “mercoledì del tradimento”, il giorno nel quale si sottolinea nella Chiesa il tradimento di Giuda. Giuda vende il Maestro".

"Quando noi pensiamo al fatto di vendere gente, viene alla mente il commercio fatto con gli schiavi dall’Africa per portarli in America – una cosa vecchia – poi il commercio, per esempio, delle ragazze yazide vendute a Daesh: ma è cosa lontana, è una cosa … Anche oggi si vende gente. Tutti i giorni. Ci sono dei Giuda che vendono i fratelli e le sorelle, sfruttandoli nel lavoro, non pagando il giusto, non riconoscendo i doveri … Anzi, vendono tante volte le cose più care. Io penso che per essere più comodo un uomo è capace di allontanare i genitori e non vederli più, metterli al sicuro in una casa di riposo e non andare a trovarli … vende. C’è un detto molto comune che, parlando di gente così, dice che “questo è capace di vendere la propria madre”: e la vendono. Adesso sono tranquilli, sono allontanati: “Curateli voi …”.

"Oggi il commercio umano è come ai primi tempi: si fa. E questo perché? Perché Gesù lo ha detto. Lui ha dato al denaro una signorìa. Gesù ha detto: “Non si può servire Dio e il denaro”, due signori. È l’unica cosa che Gesù pone all’altezza e ognuno di noi deve scegliere: o servi Dio, e sarai libero nell’adorazione e nel servizio, o servi il denaro, e sarai schiavo del denaro. Questa è l’opzione e tanta gente vuole servire Dio e il denaro. E questo non si può fare. Alla fine fanno finta di servire Dio per servire il denaro. Sono gli sfruttatori nascosti che sono socialmente impeccabili, ma sotto il tavolo fanno il commercio, anche con la gente: non importa. Lo sfruttamento umano è vendere il prossimo".

"Giuda se n’è andato, ma ha lasciato dei discepoli, che non sono suoi discepoli ma del diavolo. Com’è stata la vita di Giuda, noi non lo sappiamo. Un ragazzo normale, forse, e anche con inquietudini, perché il Signore lo ha chiamato ad essere discepolo. Lui mai è riuscito ad esserlo: non aveva bocca di discepolo e cuore di discepolo, come abbiamo letto nella prima Lettura. Era debole nel discepolato, ma Gesù lo amava … Poi il Vangelo ci fa capire che gli piacevano i soldi: a casa di Lazzaro, quando Maria unge i piedi di Gesù con quel profumo così costoso, lui fa la riflessione e Giovanni sottolinea: “Ma non lo dice perché amava i poveri: perché era ladro”. L’amore al denaro lo aveva portato fuori dalle regole, a rubare, e da rubare a tradire c’è un passo, piccolino. Chi ama troppo i soldi tradisce per averne di più, sempre: è una regola, è un dato di fatto. Il Giuda ragazzo, forse buono, con buone intenzioni, finisce traditore al punto di andare al mercato a vendere: “Andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni, direttamente?»”. A mio avviso, quest’uomo era fuori di sé".

"Una cosa che attira la mia attenzione è che Gesù mai gli dice “traditore”; dice che sarà tradito, ma non dice a lui “traditore”. Mai lo dice: “Vai via, traditore”. Mai! Anzi, gli dice: “Amico”, e lo bacia. Il mistero di Giuda … Com’è il mistero di Giuda? Non so … Don Primo Mazzolari l’ha spiegato meglio di me … Sì, mi consola contemplare quel capitello di Vezelay: come finì Giuda? Non so. Gesù minaccia forte, qui; minaccia forte: “Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito: meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Ma questo vuol dire che Giuda è all’Inferno? Non so. Io guardo il capitello. E sento la parola di Gesù: “Amico”.

"Ma questo ci fa pensare a un’altra cosa, che è più reale, più di oggi: il diavolo entrò in Giuda, è stato il diavolo a condurlo a questo punto. E come finì la storia? Il diavolo è un mal pagatore: non è un pagatore affidabile. Ti promette tutto, ti fa vedere tutto e alla fine ti lascia solo nella tua disperazione ad impiccarti".

"Il cuore di Giuda, inquieto, tormentato dalla cupidigia e tormentato dall’amore a Gesù, un amore che non è riuscito a farsi amore, tormentato con questa nebbia, torna dai sacerdoti chiedendo perdono, chiedendo salvezza. “Cosa c’entriamo noi? È cosa tua …”: il diavolo parla così e ci lascia nella disperazione".

"Pensiamo a tanti Giuda istituzionalizzati in questo mondo, che sfruttano la gente. E pensiamo anche al piccolo Giuda che ognuno di noi ha dentro di sé nell’ora di scegliere: fra lealtà o interesse. Ognuno di noi ha la capacità di tradire, di vendere, di scegliere per il proprio interesse. Ognuno di noi ha la possibilità di lasciarsi attirare dall’amore dei soldi o dei beni o del benessere futuro. “Giuda, dove sei?”. Ma la domanda la faccio a ognuno di noi: “Tu, Giuda, il piccolo Giuda che ho dentro: dove sei?”.

https://youtu.be/1Vkw8pOEbqk

In diretta dalla Chiesa di San Tarcisio, è possibile seguire la Santa Messa di oggi, domenica 22 marzo 2020.

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