OMELIA - Seppellire i morti

di Arianna Botticelli

 “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.”: queste poche parole di Gesù scendono sulla nostra paura che tutto andrà perso, sulla paura di non poter più vedere i nostri cari, di non poterci più parlare come prima, ma queste non sono soltanto parole per farci credere che tutto andrà bene, per darci un modo per andare avanti, per non sentire più il dolore, ma questa in realtà è la volontà di Dio non moriamo per morire, ma per vivere di nuovo. 

La paura più grande che abbiamo è perdere le persone, la paura di rimanere soli, la paura che non ci saranno più vicine, infatti molto spesso abbiamo l’usanza non cristiana di tenerli con noi in casa in delle urne dove sono contenute le ceneri, ma non ci rendiamo conto che per non perdere davvero le persone dobbiamo legarle a Cristo, è legarle a Cristo significa affidarle a Lui come il Dio della vita che ce le ha donate, perché appartengono a Lui (i regali vanno tenuti i doni vanno condivisi).

Legare a Cristo i nostri cari defunti significa dargli il posto che Dio gli ha preparato e non quello che vogliamo noi su una mensola di casa o sul nostro comodino per sentirli più vicini a noi (quando sono vicini lo stesso). Legarli a Cristo significa dare al proprio caro un posto CONSACRATO e non solo BENEDETTO, ed è per questo che esistono i cimiteri che non sono luoghi solo benedetti come può essere una casa, ma luoghi CONSACRATI e consacrare è legare a Cristo le persone per non perderle più.

Amare i nostri cari come Cristo ci ha amato è non dimenticarsi di una delle opere di misericordia corporale che è SEPPELLIRE I MORTI che non significa spargerli per il mare o accontentare le volontà del defunto per suo amore, ma di amarli dandogli il posto che gli spetta seguendo la volontà di Dio e della Sua Chiesa e non la nostra.

Ogni luogo ha una sua specificità e così il cimitero è il luogo del riposo adibito al culto dei defunti, luoghi che Dio ha preparato per dare la possibilità alla gente di vivere un ultimo atto di misericordia. Legare a Cristo i propri cari significa donargli l’opportunità del sacramento dell’Unzione degli Infermi, di cui molti spesso ignorano l’esistenza, o che per scaramanzia non chiedono perché associano alla morte definitiva della persona che amano, invece è il modo per portare a Cristo la persona che sta male perché è l’unica persona di cui ha veramente bisogno per compiere la propria Pasqua.

Infatti legare a Cristo i propri cari significa celebrarli nell’Eucarestia, nella Messa, e non solo andarli a visitare al cimitero perché prima di portarli in quel luogo consacrato, siamo passati per la Messa il primo luogo in cui li abbiamo legati a Dio per non perderli più e ritrovarli per sempre. Sono consapevole che ognuno ha i suoi tempi per vivere la morte di un proprio caro, e per questo non voglio condannare chi ha sparso le ceneri dei propri cari o chi le tiene in casa, ma da uomo, da cristiano e da sacerdote vi dico che non siamo noi a preparare il posto ai nostri cari, ma sarà Dio a farlo e la vicinanza dei nostri cari defunti non è data da una distanza fisica, ma da Cristo stesso. Pregare per i nostri cari è legarli a Cristo e se li leghiamo a Lui sono molto più vicini di quanto possiamo pensare, perché Gesù con la Sua Resurrezione riduce le distanze fisiche e non, tanto da riavvicinarci a coloro che sono ancora vivi e a coloro che sono saliti in cielo. 

Ognuno di noi nella propria vita ha vissuto l’esperienza della morte di un proprio caro, che inevitabilmente ci ha segnati, e portiamo con noi i segni più o meno visibili di questa esperienza che ci ha fatto soffrire. Sperimentando il dolore di chi non ha potuto accompagnare i propri cari fino alla morte, per motivi di covid, ci siamo resi conto, nonostante la difficoltà di accompagnare negli ultimi momenti della loro vita i nostri cari, quanto siano importanti quei momenti e quanto sia una GRAZIA viverli per poter accompagnare come Maria e Giovanni i nostri cari, come CRISTO ai piedi della Sua CROCE.

Proprio per questo, abbiamo voluto quest’anno aprire alla pastorale escatologica, creando un gruppo di persone che possano prima del funerale fare, se la famiglia del defunto lo desidera, una preghiera a casa della famiglia che ha subito il lutto, per portare la vicinanza di Cristo e della Sua Chiesa, per dire che la vita non finisce lì ma c’è una strada che porta verso il Cielo ed è quella dell’Eucarestia e della Resurrezione di CRISTO, come ci ricorda il Beato Carlo Acutis.

Fare memoria in Cristo dei nostri cari oggi, e non solo oggi, non deve essere un modo per andare avanti, per sentire meno il dolore perché passano gli anni ma il dolore con cui ti confronti è sempre lo stesso e Gesù non viene a distrarti dal tuo dolore, ma viene per consolarti, per attraversarlo insieme a te asciugando le lacrime con lo stesso velo con cui la Veronica ha asciugato il suo volto. Questo giorno non è 

solo l’opportunità di celebrare, pregare e quindi di visitare i nostri cari, ma la grande occasione di affrontare in Cristo e con Cristo le nostre piccole e grandi ferite che questa esperienza ci ha procurato. Infatti Gesù non è un modo per darci una risposta alla morte dei nostri cari, non è un modo per pensare che i nostri cari stanno bene, ma è l’unica persona che può farci attraversare il nostro dolore e la nostra sofferenza per cominciare a vivere da Risorti già in questa vita. 

CATEGORIA:
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram